Morningstar Investment Conference: a Milano la sesta edizione

MORNINGSTAR INVESTMENT CONFERENCE 2019

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La Morningstar Investment Conference italiana ha aggiornato il mercato su tendenze e modelli di analisi adottati dai funds makers. In primo piano i temi caldi del momento per l’industria

Ottimo riscontro di pubblico e di interesse per la sesta edizione della Morningstar Investment Conference Italy alla Fondazione Riccardo Catella di Milano che ha visto la partecipazione di accademici, gestori, strategist ed economisti di fama internazionale, insieme agli esperti di Morningstar.

Al centro dell’attenzione tutte le tematiche calde del momento per l’industria: i rischi di mercato in un contesto in cui le tradizionali definizioni di “normale” ed “estremo” non funzionano più, il quadro macro e la situazione delle finanze pubbliche.
Anche il tema del risparmio gestito è stato predominante, con il focus sulla ricerca di un nuovo equilibrio tra compressione dei margini, avanzata degli strumenti passivi ed esigenza di creare valore per i clienti.

Trasparenza come buona “investment practice”

La trasparenza rimane l’elemento fondamentale di una buona “investment practice”. Si è aperta proprio così la MIC 2019: con un appello ai rappresentanti dell’industria affinché venga posta maggiore attenzione al tema dei “costi nascosti”, perché anche se le commissioni per le gestioni patrimoniali stanno diminuendo, la spesa totale per gli investitori finali resta alta. Resistono infatti commissioni poco conosciute talvolta inserite in categorie fantasiose come, ad esempio, le cosiddette “commissioni di piattaforma“.

La trasparenza crea oggi nuove opportunità e responsabilità per chi persegue l’obiettivo di una consulenza personalizzata” ha detto Davide Pelusi, amministratore delegato South EMEA di Morningstar, aprendo i lavori della Conferenza. “Non paghiamo o addebitiamo mai commissioni di retrocessione, poiché tali commissioni non sono necessarie per il successo degli investitori“.

Una trasparenza che non è fine a se stessa ma permette il controllo e produce risultati più forti. “Il gap tra gestioni attive e indicizzate non è mai stato maggiore” ha sottolineato nella sua presentazione Dan Lefkovitz, Strategist sugli Indici di Morningstar. “Invece di focalizzare le valutazioni solo sui concetti più evidenti come  value o growth, nella Equity Research tendiamo a utilizzare il concetto di MOAT, consapevoli che alcune società possiedono caratteristiche competitive che le rendono indiscutibilmente vincenti anche nel lungo termine“.

Morningstar ha iniziato già da tempo a ripensare il proprio modello commissionale applicato agli indici, che ha implementato attraverso il Morningstar Open Indexes Project. Riconoscendo che gli indici rappresentano un costo significativo che va ad impattare sui rendimenti dei fondi, ha di fatto azzerato le fee e le licenze su 100 global equity index per l’utilizzo dei fondi come benchmark.

Come può un investitore stabilire quale rischio di sostenibilità è associato all’investimento prescelto?

Secondo un sondaggio condotto tra gli investitori, i fondi tematici e ambientali rappresentano la strategia sostenibile che si diffonderà maggiormente nei prossimi cinque anni, seguita dalle strategie di ESG Integration e da quelle di Impact Investing. Negli ultimi dieci anni il patrimonio investito in asset sostenibili è cresciuto superando i 30.000 miliardi di dollari.

Gli investitori sono diventati più consapevoli e devono essere messi in grado di identificare i rischi ESG e di valutare come possano influenzare le performance di lungo termine dei loro investimenti” ha detto Hortense Bioy, Sustainabilty Research Specialist di Morningstar. “Mentre in passato l’attenzione era rivolta principalmente alla disclosure, la prossima generazione di rating misurerà gli impatti dei diversi fattori di rischio sulla governance e sulla performance”.

La metodologia del Sustainability rating di Morningstar

Dal 31 ottobre Morningstar ha affinato la metodologia del Sustainability rating (i globi), una valutazione della sostenibilità attribuita a circa 17.000 fondi ed Etf in Europa e 38.000 al mondo. La principale innovazione è l’integrazione del rischio ESG nel giudizio.

Di seguito lo speciale video realizzato da Le Fonti TV

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