Il governo Meloni sta cercando in tutti i modi di difendere il parco immobiliare italiano dalla Direttiva case green, la norma europea approvata dal Parlamento che prevede tutti gli edifici residenziali in classe E entro il 2030 e in classe D entro il 2033. Secondo il testo votato dalla Commissione e passato a Strasburgo, la classe energetica G dovrà corrispondere al 15% delle abitazioni con le prestazioni energetiche peggiori in ogni Stato membro dell’Unione.
Fratelli d’Italia e Lega protestano perché stando ai dati dell’Associazione nazionale dei costruttori edili, in Italia gli edifici non in regola con gli obiettivi europei sono nove milioni e dovrebbero essere ristrutturate due case su tre. Nella direttiva “manca una seria presa in considerazione del contesto italiano, diverso da quello di altri Paesi europei per questioni storiche, di conformazione geografica, oltre che di una radicata visione della casa come ‘bene rifugio’ delle famiglie”, ha dichiarato il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica Gilberto Pichetto.
Alla classe G appartiene il 34,5% degli edifici residenziali italiani, che insieme alle altre due categorie più energivore (E e F) raggiunge il 75% dell’intero patrimonio immobiliare. Ma cosa si intende esattamente per classe energetica G e come viene determinato questo parametro?
Classe energetica G: cosa significa per gli immobili
Dal 2005 tutte le case sono catalogate in classi energetiche come gli elettrodomestici: tramite un indicatore che va dal verde al rosso, ad ogni segmento è associata una lettera che si riferisce alla quantità di energia necessaria per il funzionamento dell’abitazione. Se la classe A4 è il top dell’efficienza energetica, la classe G è quella peggiore e si contraddistingue per i consumi elevati. In questa categoria rientrano gli immobili che consumano oltre 160 kWh per metro quadro all’anno, per un valore tra le cinque e le dieci volte superiore rispetto alla classe A.
La misurazione energetica delle abitazioni è obbligatoria ed è stata stabilita dal Decreto interministeriale del 26 giugno 2015, che ha definito il cosiddetto EPgl, l’indice di prestazione energetica globale. Per calcolare la classe energetica si prendono in considerazione sia i dati primari dell’immobile secondo la visura catastale (le dimensioni e il volume, la tipologia di costruzione e la materia prima utilizzata, la planimetria aggiornata) che le informazioni oggettive sul flusso di energia necessario per alimentare l’edificio: la qualità degli infissi, il livello di isolamento, la salubrità degli ambienti interni, gli impianti presenti, la possibilità di produrre energia rinnovabile, i lavori di ristrutturazione.
Nel caso degli edifici residenziali, l’EPgl include anche l’indice per la climatizzazione invernale (riscaldamento) e per la climatizzazione estiva (raffrescamento), la produzione di acqua calda sanitaria e la ventilazione meccanica. A questi parametri si aggiungono le condizioni che modificano in positivo o in negativo l’apporto energetico (dall’esposizione a nord o a est all’altezza di un primo piano o di un attico) e i fattori che concorrono alla dispersione dell’energia sia mediante trasmissione (le coperture, i pavimenti, le pareti) che attraverso le porte e le finestre.
Classe energetica G: che requisiti bisogna rispettare
I due requisiti di riferimento per determinare la classe energetica di appartenenza sono i consumi di energia elettrica espressa in kWh e di gas naturale in Sm3, cioè lo standard metro cubo. La classe energetica G è l’ultima della scala e ha un valore di EPgl maggiore di 3,50 kWh per metro quadro, mentre il valore per la produzione di acqua sanitaria è maggiore di 3 kWh per metro quadro.
Nella tabella dei consumi, la classe G segna un consumo di energia annuo oltre i 162,5 kWh/mq e un consumo di gasolio annuo superiore ai 17,5 l/mq. Secondo l’EPgl, nren – l’indice di prestazione energetica globale non rinnovabile, ossia il valore più preciso da cui deriva l’attribuzione della classe energetica – la classe energetica G ha invece prestazione pari a 376,39 kWh/mq all’anno.
Il proprietario dell’immobile deve riportare la classe risultante in un documento chiamato APE, ovvero l’attestato di prestazione energetica che ha sostituito la precedente ACE, l’attestato di certificazione energetica. Nell’APE, che ha una validità di dieci anni dalla data di emissione, devono essere riportati:
- la prestazione energetica globale;
- la classe energetica di appartenenza calcolata;
- la proprietà energetica dell’edificio e i rispettivi valori di riferimento;
- la quantità di emissione di CO2 e l’energia emessa;
- raccomandazioni e informazioni che consentono un’ottimizzazione delle prestazioni.
Come migliorare la classe energetica G
Vivere in una casa ad alto consumo energetico significa avere costi eccessivi sull’importo delle bollette di acqua, luce e gas e causare un forte impatto sull’ambiente. Tuttavia, mediante i vari indici è possibile capire dove intervenire per migliorare la prestazione energetica della propria abitazione. Inoltre, in caso di riqualificazione, la classe G offre ampi margini di miglioramento. Ci sono infatti diverse soluzioni per risparmiare energia.
La performance energetica di una casa altamente energivora può essere ottimizzata intervenendo sull’isolamento termico con pannelli coibentati e dei cassonetti, con la sostituzione dell’impianto per la climatizzazione e degli infissi e con l’installazione di impianti per la produzione di energia rinnovabile. I costi, a seconda dell’entità degli interventi richiesti e della dimensione dell’immobile, oscillano in un range che va dai 300 agli 800 euro al mq. Una spesa che viene ammortizzata nel lungo termine grazie ad una migliore efficienza energetica della casa che influenza i consumi e quindi aumenta il risparmio in bolletta.