Nel 2025 a dare le carte sui mercati finanziari saranno sempre gli Stati Uniti. Pur con tutte le difficoltà esistenti, tra le quali il rischio del riaffacciarsi dell’inflazione favorita dalle politiche protezionistiche che l’amministrazione Trump potrebbe adottare. E quando gli Stati Uniti danno le carte, qualcuna buona arriva anche alle altre aree geografiche, Europa in primis. Blerina Uruçi, capo economista USA di T. Rowe Price, ha esposto un quadro ottimistico per l’economia statunitense nel 2025, nella conferenza stampa di presentazione dell’outlook 2025 di T.Rowe Price. A sostenere la crescita a stelle e strisce saranno soprattutto gli investimenti non residenziali, il continuo sviluppo di tecnologie legate all’intelligenza artificiale e la transizione verso l’energia verde, che evidentemente l’esperta non ritiene verrà fermata dalla presidenza Trump.
Il grande nemico: l’inflazione
C’è un rischio che è scomparso dal radar degli analisti finanziari e che anche l’outlook 2025 di T. Rowe Price non paventa. Lo scorso anno si temeva la recessione negli Stati Uniti, ma questi hanno continuato a crescere sopra la media. Nel 2025 il pericolo non viene preso in considerazione. Sébastien Page, responsabile multi-asset globale e direttore degli investimenti di T.Rowe Price ha sottolineato che “sebbene il livello di disoccupazione, l’indice dei responsabili degli acquisti (PMI) del settore manifatturiero e la curva dei rendimenti possano indicare una recessione, utilizzando un modello più ampio, le prospettive risultano decisamente più ottimistiche”. Secondo Page la probabilità statistica di recessione si attesta attualmente all’11%.
Piuttosto, è l’inflazione il nemico da battere e nel 2025 potrebbe tornare a salire. Uruçi ha sottolineato gli importanti passi avanti fatti nella guerra contro la salita dei prezzi al consumo dai picchi toccati nel 2022, tuttavia il target non è ancora stato raggiunto, soprattutto nel comparto dei servizi che rappresentano la parte maggiore dell’economia USA. “Le materie prime rimangono un fattore importante, la disinflazione dei beni potrebbe aver toccato il fondo e l’inflazione immobiliare e dei servizi potrebbe rimanere vischiosa” ha sottolineato Page.
Ken Orchard, responsabile del reddito fisso internazionale, ha aggiunto che, considerando la resilienza della crescita economica, “l’inflazione rimarrà probabilmente più vischiosa del previsto, limitando la capacità della Banca centrale di tagliare i tassi di interesse tanto quanto scontato dai mercati. La previsione, avanzata da Blerina Uruçi, è di un ulteriore taglio da 25 punti base entro fine anno con un approdo finale del tasso sui Fed Funds al 3,5%.
Outlook 2025: intelligenza artificiale e credito bancario
Come si traduce l’oulook 2025 in termini di allocazione degli investimenti? Per gli strategist di T. Rowe Price, sul mercato azionario saranno due i settori in cui riporre maggiore fiducia: intelligenza artificiale e farmaceutico. In entrambi i casi, tuttavia, è necessario un maggiore affinamento del target di investimento. Si tratta infatti di due settori in piena evoluzione e i capitali si muovono al loro interno concentrandosi sui segmenti via via più promettenti.
Per l’intelligenza artificiale, al centro dell’attenzione sono ora gli sviluppi applicativi nella realtà della tecnologia, mente potrebbe ridursi lo spazio per i chip e i data center. Per quanto riguarda il settore pharma, la killer application del momento sono i farmaci GLP-1 contro il diabete ma che si sono diffusi nel trattamento dell’obesità.
“Il team di investimento multiasset di T. Rowe Price prevede un ampliamento del mercato nei prossimi 6-18 mesi – ha spiegato Sébastian Page -. Il team ha una posizione lunga su azionario value, mercati emergenti, real asset equity e small cap internazionali, ma neutrale sulle small cap statunitensi. Il segmento value sembra conveniente rispetto al growth e il catalizzatore potrebbe essere un passaggio di testimone sui fondamentali. Entro il quarto trimestre del 2025, si prevede che la crescita degli utili su base annua dei titoli value sarà paragonabile a quella dei titoli growth grazie a confronti più favorevoli”.
Sul fronte obbligazionario è stato Ken Orchard a delineare la strategia di T. Rowe Price: “Gli asset creditizi, sebbene generalmente solidi dal punto di vista dei fondamentali, appaiono costosi in risposta all’incertezza geopolitica e alla probabile volatilità. L’aspettativa è che il credito performi bene nel medio termine, ma a breve termine è relativamente poco attraente. Nel mercato attuale, privilegiamo il credito cartolarizzato e i prestiti bancari”.