I fondamentali dell’economia USA rimarranno solidi nel 2025. Tuttavia, le incertezze legate alle politiche che verranno adottate dall’amministrazione Trump e i rischi geopolitici potrebbero influenzarne lo scenario. È questo, in massima sintesi, il pensiero espresso in dieci previsioni sugli stati Uniti dagli analisti di Goldman Sachs, David Mericle e Alec Phillips.
Fed meglio di quanto atteso, tre tagli nel 2025
Nel report, David Mericle e Alec Phillips rispondono a dieci domande sugli Stati Uniti che vanno dal PIL all’inflazione, dal mercato del lavoro alle scelte della Fed, dalle politiche dell’amministrazione Trump al deficit USA.
Nel complesso, lo scenario che emerge è positivo, con l’inflazione che dovrebbe fare meno paura rispetto a quanto temuto nella parte finale dello scorso anno. I prezzi al consumo, secondo gli analisti di Goldman Sachs, dovrebbero scendere dal 2,8% al 2,1% entro la fine dell’anno grazie a pressioni salariali più moderate. L’effetto dazi potrebbe tuttavia causare un’inflazione più alta, al 2,4% secondo le stime. Come conseguenza la Fed ridurrà i tassi di interesse meno di quanto atteso pochi mesi fa ma più di quanto il mercato abbia scontato nelle ultime settimane del 2024. Il report prevede infatti un livello terminale dei Fed funds al 3,5-3,75%, ovvero tre tagli nel corso dell’anno.
Le 10 previsioni di Goldman Sachs sugli USA per il 2025
Qui di seguito le dieci previsioni di Goldman Sachs su:
- PIL
- Consumi
- Mercato del lavoro
- Inflazione
- Fed
- Tasso di interesse neutrale
- Trump-Powell
- Immigrazione
- Dazi
- Deficit
PIL oltre il consensus
La stima di crescita del PIL USA 2025 avanzata dagli analisti di Goldman Sachs si attesta al 2,4% contro il 2% del consensus e solo in leggero rallentamento rispetto al 2,5% del 2024. Il contributo maggiore alla crescita arriverà dai consumi. Positiva anche la spesa per investimenti industriali mentre quella del comparto residenziale mostrerà maggiori incertezze.
Crescita dei consumi superiore alle attese
Il mercato di lavoro in salute e il tasso di crescita dei redditi reali al 2,5%, saranno i pilastri della crescita dei consumi degli statunitensi nel 2025. A rendere roseo il panorama del consumatore USA si aggiungono anche i benefici della crescita del mercato azionario.
Tasso di disoccupazione in calo
L’indebolimento del mercato del lavoro è stato uno degli obiettivi più ricercati dalla Federal Reserve nel corso del 2024. Alcuni segnali in questa direzione sono arrivati, con il tasso di disoccupazione che si è riportato sui livelli massimi dell’estate scorsa, in area 4,2-4,3%. Tuttavia, secondo gli analisti di Goldman Sachs, il tasso è destinato a tornare verso il 4% per tre ragioni: le offerte di nuove posizioni rimangono a livelli solidi, la debolezza del 2024 è stata legata alla difficoltà di assorbire un gran numero di immigranti, Powell ha confermato a Jackson Hole che la Fed interverrà sui tassi di interesse in caso di indebolimenti ulteriori del mercato del lavoro.
Inflazione vicina al target
Nel 2025 l’inflazione proseguirà il suo percorso di avvicinamento al livello del 2%, fermandosi poco prima, al 2,1%. Questo lo scenario di base dei prezzi al consumo, la cui discesa potrebbe però essere rallentata dalle politiche dell’amministrazione Trump. In tal caso, la previsione si sposta al 2,4% per fine anno.
Fed, quanti tagli?
I mercati finanziari hanno preso diverse cantonate in quanto a previsioni sulle decisioni della Federal Reserve nel 2024. L’ultima è arrivata con la riunione del 18 dicembre, nella quale il presidente della Federal Reserve, Jerome Powell, è stato molto prudente portando le aspettative a segnare solo due tagli per l’anno appena iniziato. Secondo i due analisti di Goldman Sachs, tuttavia, i tagli potrebbero essere tre, a marzo, giugno e settembre. Due le ragioni addotte da Mericle e Phillips: l’attesa che l’inflazione prosegua nel rallentamento e l’impatto delle politiche dell’amministrazione Trump: “Stimiamo che l’impatto dei dazi sull’inflazione saranno abbastanza modesti”.
Il tasso di interesse neutrale si sposta verso l’alto
Le intenzioni dei banchieri centrali della Fed (sintetizzate nel cosiddetto dot-plot) si sono spostate al rialzo nel corso del 2024 per quanto riguarda le attese di lungo termine. Dal 2,5% sono passate al 3% e potrebbero salire ancora nel 2025, al 3,25% come minimo. Secondo l’analisi di Goldman Sachs, infatti, nell’attuale ciclo economico la domanda appare sostenuta da fattori non monetari. Tra questi un deficit fiscale più ampio del solito e una propensione al rischio maggiore che ha mantenuto le condizioni finanziarie in area di espansione nonostante i tassi di interesse ancora alti.
Powell rimarrà in sella, fino al 2026
Il presidente della Federal Reserve, Jerome Powell, non sta simpatico al presidente degli Stati Uniti, Donald Trump. La freddezza mostrata dal numero uno della Banca centrale statunitense verso il taglio dei tassi di interesse nel 2025 non fa che aumentare l’antipatia. Tuttavia, Trump potrebbe cacciare Powell solo mediante procedimento giudiziario. L’accusa di non aver tagliato abbastanza i tassi di interesse non ha basi giuridiche. Tuttavia, il mandato di Powell finirà nel 2026 e già nel corso di quest’anno Donald Trump non mancherà di ricordarlo.
L’immigrazione non si fermerà
Il movimento migratorio verso gli Stati Uniti è in rallentamento ma non si è certo fermato. Il saldo netto era pari a 3 milioni di persone nel 2023 ed è declinato a 1,75 milioni. Nel 2025, secondo la stima effettuata da Mericle e Phillips, potrebbe attestarsi a quota 750.000. I due analisti sottolineano che i limiti legislativi e procedimentali non permetteranno un aumento troppo elevato delle espulsioni, le quali peraltro sono destinate ad essere implementate lungo un periodo pluriannuale.
Tariffe per tutti?
I dazi sono una delle armi preferite da Donald Trump per perseguire il suo obiettivo di “America first”. Tuttavia, l’adozione di una tariffa universale del 10%-20% non appare probabile (40% di possibilità secondo gli esperti di Goldman Sachs) in quanto porrebbe seri rischi anche per gli stessi Stati Uniti. Tra questi, un picco di inflazione al 3% e una riduzione del PIL tra lo 0,75% e l’1,25%. “Ci aspettiamo che Trump aumenti le tariffe sulle importazioni dalla Cina di una media di 20 punti percentuali – meno per i beni di consumo, ma fino al 60% per i beni non di consumo – e che imponga alcune tariffe aggiuntive sulle importazioni di automobili” scrivono Mericle e Phillips.
Deficit in espansione
Tra i pochi fattori che potrebbero ridurre il deficit degli Stati Uniti d’America ci sono gli incassi ottenuti dai dazi. Tuttavia questi non saranno sufficienti a controbilanciare l’estensione per tutto il 2025 delle riduzioni fiscali in essere dal 2017 e il ritorno di alcuni incentivi scaduti. Queste le attese degli analisti di Goldman Sachs secondo i quali l’amministrazione Trump attiverà anche ulteriori riduzioni delle tasse sulla persona per uno 0,2% del PIL, nonché aumenterà le spese per la Difesa. “La leadership repubblicana della Camera ha recentemente promesso di cercare modi per tagliare 2.500 miliardi di dollari dai programmi di spesa obbligatoria, e il team di Trump ha anche suggerito che il nuovo Dipartimento per l’efficienza del Governo potrebbe ridurre di almeno 2 trilioni di dollari il bilancio federale. Tuttavia, riteniamo che queste proposte difficilmente si tradurranno in un calo sostanziale della spesa e del deficit nel prossimo anno o persino nel 2026” concludono i due analisti di Goldman Sachs.